Ciascuno di noi nell’ambito del proprio ruolo professionale dovrebbe saper usare questo grande strumento che è la VOCE. Invece, nella maggior parte dei casi, tendiamo a sottovalutare o ignorare il reale valore e la forza espressiva che un corretto uso della voce può generare in un dialogo. Siamo troppo concentrati a concludere tutto il discorso senza perdere pezzi importanti, ad esempio con un fornitore, un cliente o durante una presentazione al nostro capo, o ancora nel bel mezzo di una situazione critica che coinvolge l’azienda e i suoi manager.
Gli esempi sono tanti, ma la tendenza è quella di essere troppo focalizzati sul CONTENUTO da trasmettere invece del COME quel contenuto viene inviato a chi ci ascolta. Ampi studi dimostrano come solo il 7% della nostra comunicazione dipenda dalle parole, mentre il restante 93% è determinato dalla voce e dalla comunicazione para-verbale.
La nostra voce attira o allontana. Sta a noi scegliere la modalità giusta per usarla consapevolmente.
Sabina Bonardo, Formatrice e Voice Coach, eroga corsi basati sul metodo 4 Voice Colors, ideato da Ciro Imparato, secondo cui esistono 4 colori identificativi della nostra voce, ciascuno associato ad uno stato d’animo e modo di essere:
Giallo – simpatia Verde – fiducia Blu – autorevolezza Rosso – passione
Ho chiesto a Sabina un contributo per esplorare questo mondo e capire come l’uso della nostra voce può davvero migliorare la qualità dei nostri rapporti interpersonali e professionali, creare empatia e generare autorevolezza verso chi ci sta ascoltando.
Che cosa è la voce? E quanti tipi di voci esistono…
La voce è il più importante strumento di comunicazione dell’uomo e anche il primo strumento musicale a nostra disposizione. Ogni persona ha una voce diversa, con le proprie caratteristiche e competenze di tipo. C’è la voce squillante, la voce calma, la voce rabbiosa, la voce della mamma, la voce del bambino, la voce dolce, la voce infantile, la voce bassa, la voce roca, la voce tenera e così via ma è possibile in base alla nostra frequenza sonora modulare la voce verso una comunicazione efficace e piacevole imparando ad utilizzare gli elementi espressivi anche attraverso i colori.
In base a quale criterio sono stati identificati i 4 colori giallo, verde, blu, rosso?
Nella comunicazione i colori assumono grande importanza poiché sono in grado di provocare effetti psicologici ed emotivi. Ci sono diversi studi sull’uso del colore nella comunicazione, diversi tipi di formazioni utilizzano i colori per creare un’immagine vivida per l’apprendimento e ci sono dei colori che universalmente richiamano determinati concetti, emozioni e sensazioni.
Parlando dei 4 colori possiamo dire che: Il colore giallo è il colore che più ricorda il sole, esprime quindi un movimento di espansione. Sinonimo di vivacità, estroversione, leggerezza. Il colore verde è il colore della natura, del mondo vegetale. E’ un colore neutro, rilassante, favorisce la riflessione e la calma. Il colore blu rappresenta l’intelletto, la verità, la fedeltà, la costanza. Il colore rosso indica il fuoco, la gioia, la festa, l’eccitazione sessuale, rappresenta anche il sangue e le passioni. Attivando queste percezioni universale dei colori è più semplice spiegare come essere cordiali, empatici, autorevoli ed appassionati nel parlare con l’altro.
Perché la voce è un mezzo che ci qualifica nei rapporti di lavoro? Con fornitori, colleghi, collaboratori, capi…
Perché quando noi parliamo attiviamo nell’altro un’impressione di personalitàche ci permetterà di continuare la comunicazione, di avere dei dubbi, di compiere determinate azioni, di essere d’accordo con ciò che ci è stato detto, di dissentire, di agevolare, di voler continuare a collaborare, di volere acquistare un prodotto, di provare stima per il nostro interlocutore, etc. Tutto ciò che ho descritto viene attivato “in primis” da come noi parliamo e poi da ciò che diciamo.
Quali sono gli errori più comuni che i professionisti commettono nelle comunicazioni one to one e poi di fronte ad un’audience più numerosa? L’errore che maggiormente vedo fare dai professionisti nella comunicazione one to one è di utilizzare quasi sempre l’autorevolezza vocale. Non sto dicendo che non si debba essere autorevole quando si espongono dei concetti ma occorre ricordare che a livello subconscio, ossia non direttamente consapevole, ciò che arriva non è tanto la parola, o il suo significato, quanto l’emozione che accompagna quei contenuti.
Dopo un po’ questo modo di comunicare allontano il nostro interlocutore, lo annoia, crea un distacco nella comunicazione, una passività nel collaboratore che tenderà, per esempio, a non assumersi responsabilità e non sarà motivato a dare il meglio di sé e attivando a volte la classica frase “Faccio così perché mi è stato detto”.
Negli speech in pubblico ho notato grande preparazione a livello di contenuti. Anche qui il professionista tende a dare una grande importanza all’aspetto formale della comunicazione, corredando il contenuto di termini linguistici raffinati ma trascurando la voce. Accade così che anche i migliori fanno assopire, se non addormentare il parterre che è intervenuto. Se desidero veramente che il mio speech sia efficace e piacevole dovrò imparare a farmi ricordare … Vi capita mai di partecipare ad un convegno e dire “Interessante l’argomento … come si chiamava il relatore?” ecco questo è il momento in cui quella relazione verrà dimenticata sia nel contenuto che in colui che l’ha presentata. Tutto ciò accade tendenzialmente perché lo speaker è stato monotono nell’emissione del paraverbale.
Possiamo usare tutti e 4 i colori nella vita professionale? Assolutamente si …perché se incontro qualcuno, chiunque esso sia e indipendentemente dal ruolo che ricopre nella prima parte della comunicazione-relazione si dovrebbe essere cordiali poi occorrerebbe entrare in empatia, in seguito esporre i dati e i fatti con autorevolezza e chiudere la comunicazione in modo appassionato … sembra una banalità ma, essendo essere umani, abbiamo bisogno di questa comunicazione per recepire realmente un messaggio.
Parlando di colori, esiste un “daltonismo” della voce?
Si esiste il daltonismo vocale … mi capita spesso che le persone vengano da me in studio con dei problemi tipo “Le persone non mi ascoltano?”; “Io sono una persona disponibile ma gli altri sono distaccati”; “Io sono simpatico ma gli altri non lo capiscono”; “Non riesco a coinvolgere i miei collaboratori”; “Mi agito quando parlo in pubblico” … dietro a queste e altre problematiche c’è il daltonismo vocale. Esempio quando le persone si lamentano di non essere ascoltate generalmente hanno un problema di volume; o parlano a volume basso o troppo alto e non ne hanno la percezione uditiva; il distacco provato è dato dall’uso di una voce autorevole costante senza averne la consapevolezza; l’ansia da prestazione è data dalla non capacità di usare gli elementi espressivi e così via … Usare la voce in modo efficace e piacevole è come guidare una macchina. Se non sai usare correttamente il cambio e gli altri elementi di guida “fondi il motore” e anche la voce ha le sue “marce”.
Capire l’importanza di pause, tono, ritmo e volume.
E’ molto importante conoscere gli elementi espressivi della voce. Ogni elemento manda un messaggio emozionale al nostro interlocutore. Fra gli elementi vorrei fare un esempio: le pause. Le pause, durante un discorso, sono molto efficaci per comunicare un pensiero o uno stato d’animo, più delle parole stesse. Parlare lentamente ad esempio facilita molto di più l’ascolto e comunica maggior capacità di riflessione e maggior competenza della persona che sta parlando.
“Conoscere una persona con una voce felice è come sedersi e guardare un bel tramonto” – Sabina Bonardo
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